La calcografia, dal greco χαλκός “Calcos” (Rame) e γράϕω “grafo” (scrivo, incido), è l’arte di incidere un metallo, come rame e zinco, per ricavarne delle matrici di stampa. Le origini di questa tecnica risalgono al XV secolo, quando a Firenze l’orafo Maso Finiguerra per primo adoperò un procedimento inverso rispetto alla tecnica xilografica. La calcografia nacque, quindi, come soluzione all’esigenza di incidere le armature dei cavalieri per impreziosirle con fregi e disegni e fu successivamente impiegata per la creazione di matrici di stampa per riprodurre i disegni su carta. Nel 1738 Papa Clemente XII acquistò la collezione di matrici della storica stamperia De Rossi.
Diversa dalla stampa a caratteri mobili introdotta nello stesso periodo da Gutenberg, la tecnica calcografica per via delle sue caratteristiche è denominata “stampa ad incavo”. L’inchiostro si deposita nell’incavo del segno scavato sulla lastra e attraverso un torchio viene trasferito sul foglio di carta. Le principali tecniche di stampa calcografica sono la puntasecca e l’acquaforte:
- Puntasecca: consiste nell’incidere l’opera su una lastra di rame o zinco con uno strumento chiamato punta. Una volta incisa, l’inchiostro prima distribuito sulla lastra e poi ripulito si deposita solo sulle parti incise. La lastra successivamente viene collocata sul torchio calcografico per la stampa;
- Acquaforte: la lastra di zinco viene ricoperta da un sottile strato di cera d’api o vernice satinata. Successivamente, con un qualsiasi strumento a punta, si asporta il materiale protettivo affinché restino scoperte le parti destinate alla stampa; successivamente, per evitare la corrosione, si procede con l’isolamento del retro della lastra con comune nastro adesivo e la si immerge in acquaforte.
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