Alla scoperta di una delle zone più affascinanti e dimenticate di Messina
La città di Messina sorge nei pressi dell’estrema punta nord-orientale della Sicilia, porto più vicino alla piattaforma continentale europea al cento del bacino idrico mediterraneo, oggi lontana dagli antichi fasti della Magna Græcia, sopravvive in più umili e sbiaditi riflessi nel nostro secolo. Chiunque abbia mai preso almeno una volta il traghetto, per attraversare lo stretto di Messina, sicuramente è rimasto rapito dalla bellezza di una traversata tra i flutti, per raggiungere quel che a ogni ora del giorno risulta essere uno spettacolo naturale di rara bellezza. Il sogno iniziale spesso lascia il passo a un brusco risveglio, che man mano meglio si definisce ai nostri occhi, tradendo la nostra aspettativa iniziale e privando lo spettatore del proprio gusto esplorativo e girovago.
Ogni Siciliano tradito da una simile aspettativa non può non chiedersi come mai un simile gioiello paesaggistico non riceve una adeguata valorizzazione, gli anni passano le amministrazioni si avvicendano ma la trascuratezza dei luoghi non cambia. Ognuno di noi vorrebbe vedere una nuova primavera per la zona falcata che invece è lì, come un luogo razziato e abbandonato, dimesso, che non riesce a rigenerarsi per le ferite ricevute negli anni da costruzioni fuori luogo e fuori senso, come degassifica e inceneritore. Quanto sarebbe bello vedere risorgere un’area con un’enorme potenziale turistico, ormai chiusa e transennata da strutture indegne di rappresentare un luogo di tale importanza spesso e volentieri deturpato per l’interesse di pochi e non di tutti.
Volendo un attimo abbandonare la realtà proviamo a immaginare cosa potremmo fare della Zona Falcata di Messina. Innanzi tutto si potrebbe iniziare a cancellare gli orrori di degassifica e strutture abitative del distretto militare assolutamente indegne di soggiornare in un simile lembo di paradiso. Una volta tolti questi, potendo scegliere, un bravo amministratore renderebbe le strutture della Real Cittadella, con l’imponente costruzione pentastellare costruita nel 1678 dagli spagnoli, un’attrazione turistica con viaggi e visite guidate sui luoghi che hanno fatto la storia di Messina. Il percorso naturalistico-archeologico potrebbe essere affiancato dalla realizzazione di un importante Aquario della Città di Messina, assolutamente necessario per una città sede dell’istituto talassografico più antico d’Europa, che potrebbe benissimo integrarsi in un porto turistico. Volendo proseguire nel sogno si potrebbe immaginare una passeggiata unica che collega il Forte San Salvatore con tutta la riviera di levante che gode del panorama calabrese. Immaginate non un chilometro più bello d’Italia, come i nostri vicini Calabresi, ma un’unica struttura che abbraccia la nostra costa ionica fino a Galati marina per congiungersi con le strutture già realizzate da comuni, più piccoli ma sicuramente più consapevoli delle loro bellezze paesaggistiche. Cosa dire, forse abbiamo fatto solo un gran bel sogno, abbiamo desiderato un luogo e delle cose che non esistono, ma si sa i sogni son desideri, e chissà magari un giorno qualcuno potrà realizzarli.
Patrizio Previti